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Numero monotematico, dedicato al Cammino Sinodale
Sinodo 2021 - 2023: Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione
**Apertura del Cammino Sinodale
Dopo aver “bacchettato” lo scorso Gennaio, i partecipanti all’Incontro dell’Ufficio Catechistico nazionale della C.E.I., accusati di immobilismo nei confronti di un nuovo cammino sinodale:
Dopo cinque anni, la Chiesa italiana deve tornare al Convengo di Firenze, e deve incominciare un processo di Sinodo nazionale, comunità per comunità, diocesi per diocesi: anche questo processo sarà una catechesi. Nel Convegno di Firenze c’è proprio l’intuizione della strada da fare in questo Sinodo. Adesso, riprenderlo: è il momento. E incominciare a camminare. …(cfr. Discorso del Santo Padre del 31/1/2021)
domenica 10 ottobre Papa Francesco ha inaugurato, con una solenne Messa di Apertura, il prossimo percorso sinodale : Sinodo 2021 - 2023: Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione.
Nell’ omelia, commentando il vangelo della ventottesima domenica T.O. (Mc 10,17), ha voluto ricordare il concetto di Sinodo “Fare Sinodo significa camminare sulla stessa strada, camminare insieme. Guardiamo a Gesù, che sulla strada dapprima incontra l’uomo ricco, poi ascolta le sue domande e infine lo aiuta a discernere che cosa fare per avere la vita eterna”, soffermandosi poi a chiarire quelli che dovrebbero essere i tre verbi fondamentali del Sinodo :
Incontrare. …..Anche noi, che iniziamo questo cammino, siamo chiamati a diventare esperti nell’arte dell’incontro. Non nell’organizzare eventi o nel fare una riflessione teorica sui problemi, ma anzitutto nel prenderci un tempo per incontrare il Signore e favorire l’incontro tra di noi. Un tempo per dare spazio alla preghiera, all’adorazione – questa preghiera che noi trascuriamo tanto: adorare, dare spazio all’adorazione –, a quello che lo Spirito vuole dire alla Chiesa; per rivolgersi al volto e alla parola dell’altro, incontrarci a tu per tu, lasciarci toccare dalle domande delle sorelle e dei fratelli, aiutarci affinché la diversità di carismi, vocazioni e ministeri ci arricchisca. Ogni incontro – lo sappiamo – richiede apertura, coraggio, disponibilità a lasciarsi interpellare dal volto e dalla storia dell’altro.
Secondo verbo: ascoltare. Un vero incontro nasce solo dall’ascolto. Gesù infatti si pone in ascolto della domanda di quell’uomo e della sua inquietudine religiosa ed esistenziale. Non dà una risposta di rito, non offre una soluzione preconfezionata, non fa finta di rispondere con gentilezza solo per sbarazzarsene e continuare per la sua strada. Semplicemente lo ascolta. Tutto il tempo che sia necessario, lo ascolta, senza fretta. E – la cosa più importante – non ha paura, Gesù, di ascoltarlo con il cuore e non solo con le orecchie. …. Quando ascoltiamo con il cuore succede questo: l’altro si sente accolto, non giudicato, libero di narrare il proprio vissuto e il proprio percorso spirituale. …Chiediamoci, con sincerità, in questo itinerario sinodale: come stiamo con l’ascolto? Come va “l’udito” del nostro cuore? Permettiamo alle persone di esprimersi, di camminare nella fede anche se hanno percorsi di vita difficili, di contribuire alla vita della comunità senza essere ostacolate, rifiutate o giudicate? Fare Sinodo è porsi sulla stessa via del Verbo fatto uomo: è seguire le sue tracce, ascoltando la sua Parola insieme alle parole degli altri. È scoprire con stupore che lo Spirito Santo soffia in modo sempre sorprendente, per suggerire percorsi e linguaggi nuovi. È un esercizio lento, forse faticoso, per imparare ad ascoltarci a vicenda – vescovi, preti, religiosi e laici, tutti, tutti i battezzati – evitando risposte artificiali e superficiali, risposte prêt-à-porter, no. Lo Spirito ci chiede di metterci in ascolto delle domande, degli affanni, delle speranze di ogni Chiesa, di ogni popolo e nazione. E anche in ascolto del mondo, delle sfide e dei cambiamenti che ci mette davanti. Non insonorizziamo il cuore, non blindiamoci dentro le nostre certezze. Le certezze tante volte ci chiudono.
Infine, discernere. L’incontro e l’ascolto reciproco non sono qualcosa di fine a sé stesso, che lascia le cose come stanno. Al contrario, quando entriamo in dialogo, ci mettiamo in discussione, in cammino, e alla fine non siamo gli stessi di prima, siamo cambiati. Il Vangelo oggi ce lo mostra. Gesù intuisce che l’uomo che ha di fronte è buono e religioso e pratica i comandamenti, ma vuole condurlo oltre la semplice osservanza dei precetti. Nel dialogo, lo aiuta a discernere. Gli propone di guardarsi dentro, alla luce dell’amore con cui Egli stesso, fissandolo, lo ama (cfr v. 21), e di discernere in questa luce a che cosa il suo cuore è davvero attaccato. Per poi scoprire che il suo bene non è aggiungere altri atti religiosi, ma, al contrario, svuotarsi di sé: vendere ciò che occupa il suo cuore per fare spazio a Dio.
È una preziosa indicazione anche per noi. Il Sinodo è un cammino di discernimento spirituale, di discernimento ecclesiale, che si fa nell’adorazione, nella preghiera, a contatto con la Parola di Dio.
Queste riflessioni del Santo Padre erano state precedute, nell’incontro di sabato 9 Ottobre, nell’Aula Nuova del Sinodo, da un Momento di Riflessione per l’inizio del Percorso Sinodale “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. Nel suo discorso Papa Francesco aveva precisato che :
Le parole-chiave del Sinodo sono tre: comunione, partecipazione, missione. Comunione e missione sono espressioni teologiche che designano il mistero della Chiesa e di cui è bene fare memoria. Il Concilio Vaticano II ha chiarito che la comunione esprime la natura stessa della Chiesa e, allo stesso tempo, ha affermato che la Chiesa ha ricevuto «la missione di annunziare e instaurare in tutte le genti il regno di Cristo e di Dio, e di questo regno costituisce in terra il germe e l’inizio» (Lumen gentium, 5). Due parole attraverso cui la Chiesa contempla e imita la vita della Santissima Trinità, mistero di comunione ad intra e sorgente di missione ad extra. Chiudendo il Sinodo del 1985, a vent’anni dalla conclusione dell’assise conciliare, anche San Giovanni Paolo II volle ribadire che la natura della Chiesa è la koinonia: da essa scaturisce la missione di essere segno di intima unione della famiglia umana con Dio. E aggiungeva: «Conviene sommamente che nella Chiesa si celebrino Sinodi ordinari e, all’occorrenza, anche straordinari» i quali, per portare frutto, devono essere ben preparati: «occorre cioè che nelle Chiese locali si lavori alla loro preparazione con partecipazione di tutti» (Discorso a conclusione della II Assemblea Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, 7 dicembre 1985). Ecco dunque la terza parola, partecipazione.
Comunione e missione rischiano di restare termini un po’ astratti se non si coltiva una prassi ecclesiale che esprima la concretezza della sinodalità in ogni passo del cammino e dell’operare, promuovendo il reale coinvolgimento di tutti e di ciascuno. Vorrei dire che celebrare un Sinodo è sempre bello e importante, ma è veramente proficuo se diventa espressione viva dell’essere Chiesa, di un agire caratterizzato da una partecipazione vera.
Sempre in quest’occasione, il santo Padre aveva messo in guardia dai rischi presenti nel Sinodo :
Il Sinodo, proprio mentre ci offre una grande opportunità per una conversione pastorale in chiave missionaria e anche ecumenica, non è esente da alcuni rischi. Ne cito tre.
Il primo è quello del formalismo. Si può ridurre un Sinodo a un evento straordinario, ma di facciata, proprio come se si restasse a guardare una bella facciata di una chiesa senza mai mettervi piede dentro. Invece il Sinodo è un percorso di effettivo discernimento spirituale, che non intraprendiamo per dare una bella immagine di noi stessi, ma per meglio collaborare all’opera di Dio nella storia. Dunque, se parliamo di una Chiesa sinodale non possiamo accontentarci della forma, ma abbiamo anche bisogno di sostanza, di strumenti e strutture che favoriscano il dialogo e l’interazione nel Popolo di Dio, soprattutto tra sacerdoti e laici. Perché sottolineo questo? Perché a volte c’è qualche elitismo nell’ordine presbiterale che lo fa staccare dai laici; e il prete diventa alla fine il “padrone della baracca” e non il pastore di tutta una Chiesa che sta andando avanti. Ciò richiede di trasformare certe visioni verticiste, distorte e parziali sulla Chiesa, sul ministero presbiterale, sul ruolo dei laici, sulle responsabilità ecclesiali, sui ruoli di governo e così via.
Un secondo rischio è quello dell’intellettualismo – l’astrazione, la realtà va lì e noi con le nostre riflessioni andiamo da un’altra parte –: far diventare il Sinodo una specie di gruppo di studio, con interventi colti ma astratti sui problemi della Chiesa e sui mali del mondo; una sorta di “parlarci addosso”, dove si procede in modo superficiale e mondano, finendo per ricadere nelle solite sterili classificazioni ideologiche e partitiche e staccandosi dalla realtà del Popolo santo di Dio, dalla vita concreta delle comunità sparse per il mondo.
Infine, ci può essere la tentazione dell’immobilismo: siccome «si è sempre fatto così» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 33) – questa parola è un veleno nella vita della Chiesa, “si è sempre fatto così” –, è meglio non cambiare. Chi si muove in questo orizzonte, anche senza accorgersene, cade nell’errore di non prendere sul serio il tempo che abitiamo. Il rischio è che alla fine si adottino soluzioni vecchie per problemi nuovi: un rattoppo di stoffa grezza, che alla fine crea uno strappo peggiore (cfr Mt 9,16). Per questo è importante che il Sinodo sia veramente tale, un processo in divenire; coinvolga, in fasi diverse e a partire dal basso, le Chiese locali, in un lavoro appassionato e incarnato, che imprima uno stile di comunione e partecipazione improntato alla missione.
Qui si possono reperire tutti i contributi integrali (sia in forma scritta che in video) di tutti i partecipanti del Momento di Riflessione.
** Tempi e modi del Cammino Sinodale per la chiesa nel mondo
Martedì 7 settembre 2021 la Segreteria generale del Sinodo he presentato il Documento Preparatorio e del Vademecum per il Sinodo sulla Sinodalità per indicare le direttrici sulle quali si orienterà il cammino del Sinodo.
Entrambi i documenti sono reperibili un nuovo sito ufficiale mondiale dedicato Sinodo 21-23 Per una Chiesa Sinodale :
il DOCUMENTO PREPARATORIO vuole essere soprattutto uno “strumento per favorire la prima fase di ascolto e consultazione del Popolo di Dio nelle Chiese particolari che, da ottobre 2021, si concluderà ad aprile 2022: “Una sorta di cantiere o di esperienza pilota”.
il VADEMECUM concepito come “un manuale che offre “sostegno pratico” ai referenti diocesani per preparare e riunire il popolo di Dio. In esso si riportano fonti liturgiche e bibliche e preghiere online, come pure gli esempi di recenti esercizi sinodali e un glossario di termini per il processo sinodale. “Non un libro di regole”, si specifica, bensì “una guida per sostenere gli sforzi di ogni Chiesa locale”, tenendo conto di culture e contesti, risorse e vincoli.
Sul sito si trovano anche :
In dettaglio avremo:
Quindi, dopo l’apertura solenne del 9-10 ottobre 2021 a Roma e del 17 ottobre seguente in ogni Chiesa particolare, il cammino sinodale si svilupperà in tutte le chiese del mondo. Durerà sino all’Ottobre 2023, quando si celebrerà, a Roma, la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che predisporrà il documento finale.
** Il Cammino Sinodale per la chiesa in Italia
Anche la CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA ha provveduto ad aprire un nuovo sito dedicato al cammino sinodale nel nostro paese : Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia.
Il sito contiene i due testi di orientamento sinodale approvati dal Consiglio Episcopale Permanente, riunitosi nei giorni 11 e 12 ottobre :
Insieme ai due testi, è stato diffuso il crono-programma che si distende per l’intero quinquennio 2021-2025, suddiviso in tre distinte fasi :
fase narrativa: costituita da un biennio (biennio dell’ascolto) in cui viene dato spazio all’ascolto e al racconto della vita delle persone, delle comunità e dei territori. Nel primo anno (2021-22) vengono rilanciate le proposte della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi per la XVI Assemblea Generale Ordinaria; nel secondo anno (2022-23) la consultazione del Popolo di Dio si concentrerà su alcune priorità che saranno individuate dall’Assemblea Generale della CEI del maggio 2022.
fase sapienziale: rappresentata da un anno (2023-24) in cui le comunità, insieme ai loro pastori, s’impegneranno in una lettura spirituale delle narrazioni emerse nel biennio precedente, cercando di discernere “ciò che lo Spirito dice alle Chiese” attraverso il senso di fede del Popolo di Dio. In questo esercizio saranno coinvolte le Commissioni Episcopali e gli Uffici pastorali della CEI, le Istituzioni teologiche e culturali.
fase profetica : culminerà, nel 2025, in un evento assembleare nazionale da definire insieme strada facendo. In questo con-venire verranno assunte alcune scelte evangeliche, che le Chiese in Italia saranno chiamate a riconsegnare al Popolo di Dio, incarnandole nella vita delle comunità nella seconda parte del decennio (2025-30).
✨ spunti di riflessione
CHE COS’È IL CAMMINO SINODALE? IL PENSIERO DI PAPA FRANCESCO di Santiago Madrigal sul n^Quaderno 4111 del 2 ottobre 2021 di Civiltà Cattolica
Sinodo, il teologo Coda: è l'avvenimento più importante dopo il Concilio. Intervista a Monsignor Piero Coda, membro della Commissione teologica del Sinodo 2021-2023
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