#015 - Venerdì 14 GENNAIO 2022
La Chiesa ed il lavoro, Commissione di verifica "Mitis Iudex", Natalia Ginzburg che riflette sul crocifisso, video-commenti del Vangelo online
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Con l’udienza del 17 dicembre 2021, il Santo Padre ha iniziato un nuovo ciclo di catechesi, incentrato sulla figura di San Giuseppe. Qui le prime sette riflessioni :
San Giuseppe e l’ambiente in cui è vissuto (cfr Lettura: Mi 5,1.2-3.4)- 17/11/2021
San Giuseppe nella storia della salvezza (cfr Lettura: Mt 1,12-16)- 24/11/2021
Giuseppe, uomo giusto e sposo di Maria (cfr Lettura: Mt 1,18-19)- 1/12/2021
San Giuseppe, uomo del silenzio (cfr Lettura: Gc 3,2.5.10)- 15/12/2021
San Giuseppe, migrante perseguitato e coraggioso (Lettura: Mt, 2, 13-15)- 29/12/2021
San Giuseppe, il padre putativo di Gesù (Lettura: Mt 1,20b-21) - 5/1/2021
San Giuseppe il falegname (Lettura:Mt 13,54-55.57) - 12/1/2021
Nell’ultima catechesi il Papa ha voluto volgere il suo sguardo a
…tutti i lavoratori del mondo, in modo particolare a quelli che fanno lavori usuranti nelle miniere e in certe fabbriche; a coloro che sono sfruttati con il lavoro in nero; alle vittime del lavoro - abbiamo visto che in Italia ultimamente ce ne sono state parecchie -; ai bambini che sono costretti a lavorare e a quelli che frugano nelle discariche per cercare qualcosa di utile da barattare... Tutti questi sono fratelli e sorelle nostri, che si guadagnano la vita così, con lavori che non riconoscono la loro dignità! Pensiamo a questo. E questo succede oggi, nel mondo, questo oggi succede!
Ma penso anche a chi è senza lavoro: quanta gente va a bussare alle porte delle fabbriche, delle imprese: “Ma, c’è qualcosa da fare?” – “No, non c’è, non c’è …”. La mancanza di lavoro! E penso anche a quanti si sentono feriti nella loro dignità perché non trovano questo lavoro. Tornano a casa: “Hai trovato qualcosa?” – “No, niente … sono passato dalla Caritas e porto il pane”. Quello che ti dà dignità non è portare il pane a casa. Tu puoi prenderlo dalla Caritas: no, questo non ti dà dignità. Quello che ti dà dignità è guadagnare il pane, e se noi non diamo alla nostra gente, ai nostri uomini e alle nostre donne, la capacità di guadagnare il pane, questa è un’ingiustizia sociale in quel posto, in quella nazione, in quel continente. I governanti devono dare a tutti la possibilità di guadagnare il pane, perché questo guadagno dà loro la dignità. Il lavoro è un’unzione di dignità, e questo è importante. Molti giovani, molti padri e molte madri vivono il dramma di non avere un lavoro che permetta loro di vivere serenamente, vivono alla giornata. E tante volte la ricerca di esso diventa così drammatica da portarli fino al punto di perdere ogni speranza e desiderio di vita. In questi tempi di pandemia tante persone hanno perso il lavoro – lo sappiamo – e alcuni, schiacciati da un peso insopportabile, sono arrivati al punto di togliersi la vita. Vorrei oggi ricordare ognuno di loro e le loro famiglie. Facciamo un istante di silenzio ricordando quegli uomini, quelle donne disperati perché non trovano lavoro…..
…..Non si tiene abbastanza conto del fatto che il lavoro è una componente essenziale nella vita umana, e anche nel cammino di santificazione. Lavorare non solo serve per procurarsi il giusto sostentamento: è anche un luogo in cui esprimiamo noi stessi, ci sentiamo utili, e impariamo la grande lezione della concretezza, che aiuta la vita spirituale a non diventare spiritualismo. Purtroppo però il lavoro è spesso ostaggio dell’ingiustizia sociale e, più che essere un mezzo di umanizzazione, diventa una periferia esistenziale. Tante volte mi domando: con che spirito noi facciamo il nostro lavoro quotidiano? Come affrontiamo la fatica? Vediamo la nostra attività legata solo al nostro destino oppure anche al destino degli altri? Infatti, il lavoro è un modo di esprimere la nostra personalità, che è per sua natura relazionale. Il lavoro è anche un modo per esprimere la nostra creatività: ognuno fa il lavoro a suo modo, con il proprio stile; lo stesso lavoro ma con stile diverso…..
….È bello pensare che Gesù stesso abbia lavorato e che abbia appreso quest’arte proprio da San Giuseppe. Dobbiamo oggi domandarci che cosa possiamo fare per recuperare il valore del lavoro; e quale contributo, come Chiesa, possiamo dare affinché esso sia riscattato dalla logica del mero profitto e possa essere vissuto come diritto e dovere fondamentale della persona, che esprime e incrementa la sua dignità.
Messaggio molto simile era stato espresso nel già citato intervento del Santo Padre1 lo scorso 16 ottobre 2021, quando aveva parlato ai partecipanti alla seconda fase del IV Incontro Mondiale dei Movimenti Popolari.
In quell’occasione, aveva sottolineato come "il cambiamento personale è necessario, ma è anche essenziale adattare i nostri modelli socio-economici affinché abbiano un volto umano, perché tanti modelli l'hanno perso" e aveva indicato la necessità di un profondo cambiamento "Questo sistema con la sua implacabile logica del profitto sta sfuggendo ad ogni controllo umano. È ora di fermare la locomotiva, una locomotiva incontrollata che ci sta portando all'abisso. C'è ancora tempo".
Aveva poi fatto 11 appelli concreti, in nome di Dio:
"1. Alle grandi aziende, per rilasciare i brevetti. Fate un gesto di umanità e permettete che ogni paese, ogni popolo, ogni essere umano abbia accesso ai vaccini. Ci sono paesi in cui solo il tre, quattro per cento dei loro abitanti sono stati vaccinati.
2. In nome di Dio, vorrei chiedere ai gruppi finanziari e alle organizzazioni internazionali di credito di permettere ai paesi poveri di garantire le necessità di base dei loro popoli e di cancellare i debiti che sono stati contratti così spesso contro gli interessi di questi stessi popoli.
3. Voglio chiedere in nome di Dio alle grandi corporazioni estrattive - minerarie, petrolifere, forestali, immobiliari, agroalimentari - di smettere di distruggere foreste, zone umide e montagne, di smettere di inquinare fiumi e mari, di smettere di avvelenare persone e cibo.
4. In nome di Dio, voglio chiedere alle grandi corporazioni alimentari di smettere di imporre strutture monopolistiche di produzione e distribuzione che gonfiano i prezzi e finiscono per togliere il pane agli affamati.
5. In nome di Dio, chiedo ai fabbricanti e ai trafficanti di armi di cessare completamente la loro attività, un'attività che fomenta la violenza e la guerra, spesso nel contesto di giochi geopolitici che costano milioni di vite e sfollamenti.
6. In nome di Dio, voglio chiedere ai giganti della tecnologia di smettere di sfruttare la fragilità umana, le vulnerabilità delle persone, per il profitto, senza considerare come i discorsi di odio, l'adescamento, le fake news, le teorie della cospirazione, la manipolazione politica siano in aumento.
7. In nome di Dio, voglio chiedere ai giganti delle telecomunicazioni di liberare l'accesso ai contenuti educativi e lo scambio con gli insegnanti via internet, affinché i bambini poveri possano essere educati anche in contesti di quarantena.
8. In nome di Dio, chiedo ai media di porre fine alla logica della post-verità, della disinformazione, della diffamazione, della calunnia e di quella malsana fascinazione per lo scandalo e la sporcizia, e di cercare di contribuire alla fratellanza umana e all'empatia con i più vulnerabili.
9. In nome di Dio, voglio chiedere ai paesi potenti di cessare le aggressioni, i blocchi e le sanzioni unilaterali contro qualsiasi paese della terra. No al neocolonialismo. I conflitti devono essere risolti in organismi multilaterali come le Nazioni Unite. Abbiamo già visto come finiscono gli interventi, le invasioni e le occupazioni unilaterali; anche se sono fatte sotto la più nobile delle motivazioni o delle sembianze. (...)
10. Ai governi in generale, ai politici di tutti i partiti, voglio chiedere loro, insieme ai poveri della terra, di rappresentare i loro popoli e di lavorare per il bene comune. Voglio chiedere loro di avere il coraggio di guardare il loro popolo, di guardare negli occhi il popolo, e il coraggio di sapere che il bene di un popolo è molto più di un consenso tra i partiti (...)
11. Vorrei anche chiedere a tutti i leader religiosi di non usare mai il nome di Dio per fomentare guerre o colpi di stato. Stiamo con i popoli, i lavoratori, gli umili e lottiamo insieme a loro per fare dello sviluppo umano integrale una realtà. Costruiamo ponti d'amore affinché la voce della periferia con le sue grida, ma anche con il suo canto e la sua gioia, non provochi paura ma empatia nel resto della società".
e ribadito: “stiamo vicini ai popoli, ai lavoratori, agli umili e lottiamo insieme a loro perché lo sviluppo umano integrale diventi una realtà" sottolineando il ruolo che dovrebbe esser svolto, in questo cammino, dai principi contenuti nel quarto capitolo del Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, voluto da san Giovanni Paolo II ed elaborato nel 2004 dal Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace”(principi del bene comune, della sussidiarietà, della solidarietà).
Si è poi spinto ancora oltre evidenziando due misure concrete: il salario universale e la riduzione della giornata lavorativa :
Un reddito minino (l’RMU) o salario universale, affinché ogni persona in questo mondo possa accedere ai beni più elementari della vita. È giusto lottare per una distribuzione umana di queste risorse. Ed è compito dei Governi stabilire schemi fiscali e ridistribuiti affinché la ricchezza di una parte sia condivisa con equità, senza che questo presupponga un peso insopportabile, soprattutto per la classe media – generalmente, quando ci sono questi conflitti, è quella che soffre di più –. Non dimentichiamo che le grandi fortune di oggi sono frutto del lavoro, della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnica di migliaia di uomini e donne nel corso di generazioni. La riduzione della giornata lavorativa è un’altra possibilità. Il reddito minimo è una possibilità, l’altra è la riduzione della giornata lavorativa. E occorre analizzarla seriamente. Nel XIX secolo gli operai lavoravano dodici, quattordici, sedici ore al giorno. Quando conquistarono la giornata di otto ore non collassò nulla, come invece alcuni settori avevano previsto. Allora – insisto – lavorare meno affinché più gente abbia accesso al mercato del lavoro è un aspetto che dobbiamo esplorare con una certa urgenza. Non ci possono essere tante persone che soffrono per l’eccesso di lavoro e tante altre che soffrono per la mancanza di lavoro.
Non risolvono il problema di fondo, e non garantiscono neppure l’accesso alla terra, alla casa e al lavoro nella quantità e qualità che i contadini senza terra, le famiglie senza una casa sicura e i lavoratori precari meritano. Non risolveranno nemmeno le enormi sfide ambientali che abbiamo davanti. Ma ho voluto menzionarle perché sono misure possibili e segnerebbero un positivo cambiamento di direzione.
Sempre seguendo la via indicata da Papa Francesco, verrà a breve avviato il Progetto “Lavoro per tutti”, proposto dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale attraverso la Commissione Covid-19 ed in collaborazione con altri Dicasteri. Il progetto, ancora in fase di implementazione, è stato presentato a fine dicembre da suor Smerilli, segretario ad interim del Dicastero, nel corso della presentazione, del Messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace. Si veda l’articolo Suor Smerilli, “il lavoro è sempre più il centro della questione sociale”
A sei anni di distanza dalla pubblicazione del Motu Proprio Mitis Iudex Dominus Iesus (MIDI) che aveva riformato il processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità del matrimonio, Papa Francesco ha promulgato, il 17 novembre 2021, un altro Motu proprio con cui istituisce la Commissione Pontificia di verifica e applicazione del Mitis Iudex nelle Chiese d’Italia. Ecco il testo ufficiale.
Con il Motu Proprio Mitis Iudex Dominus Iesus il Papa aveva introdotto una riforma del processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità matrimoniale, rendendole più snelle e accessibili, affidando maggiori responsabilità ai vescovi diocesani.
Le principali novità introdotte da Francesco erano state:
l’istituzione di un “processo più breve” davanti al vescovo diocesano, in aggiunta a quello ordinario attualmente vigente, nei casi in cui questa fosse «sostenuta da argomenti particolarmente evidenti». Tali argomenti sono esplicitati nel testo : “Tra le circostanze che possono consentire la trattazione della causa di nullità del matrimonio per mezzo del processo più breve secondo i cann. 1683-1687, si annoverano per esempio: quella mancanza di fede che può generare la simulazione del consenso o l’errore che determina la volontà, la brevità della convivenza coniugale, l’aborto procurato per impedire la procreazione, l’ostinata permanenza in una relazione extraconiugale al tempo delle nozze o in un tempo immediatamente successivo, l’occultamento doloso della sterilità o di una grave malattia contagiosa o di figli nati da una precedente relazione o di una carcerazione, la causa del matrimonio del tutto estranea alla vita coniugale o consistente nella gravidanza imprevista della donna, la violenza fisica inferta per estorcere il consenso, la mancanza di uso di ragione comprovata da documenti medici, ecc. (cfr. Titolo V - Il processo matrimoniale più breve davanti al Vescovo Art. 14 § 1). Da notare l’ecc. finale che lascia spazio a ulteriori, eventuali gravissime cause che potrebbero rendere giustificabile il ricorso al processo brevior;
il nuovo soggetto giudicante, in quanto, quando ammesso, il processo breve si svolge dinanzi al vescovo e non più presso il tribunale ecclesiastico. I coniugi devono prendere appuntamento con il referente diocesano, con l’aiuto del quale formulano il libello2, esponendo le proprie motivazioni, raccontando gli eventi e cercando di dimostrare con testimonianze e prove la veridicità delle motivazioni per le quali richiedono l’annullamento. Successivamente il libello viene presentato al vescovo il quale, se ritiene sussistenti i presupposti richiesti per il processo breve, firma il decreto di ammissione e nomina il giudice istruttore, il notaio ed il difensore del vincolo. Il giudice istruttore sente le parti in udienza e poi pubblica gli atti del processo per permettere al difensore del vincolo di prenderne visione. Quindi, il fascicolo ritorna dal vescovo per la pronuncia della sentenza definitiva di nullità.
maggior celerità dell’iter complessivo che, fatti salvi i casi più complessi, passa dai 12/24 mesi, previsti nel caso di processo ordinario, ai circa due mesi del processo breve.
una sola sentenza in favore della nullità esecutiva. Non è più richiesta una doppia decisione conforme in favore della nullità del matrimonio, affinché le parti siano ammesse a nuove nozze canoniche: è infatti sufficiente la certezza morale raggiunta dal primo giudice a norma del diritto.
“Ratio” giuridica del Motu Proprio del 2015 era favorire
non la nullità dei matrimoni, ma la celerità dei processi, non meno che una giusta semplicità, affinché, a motivo della ritardata definizione del giudizio il cuore dei fedeli che attendono il chiarimento del proprio stato non sia lungamente oppresso dalle tenebre del dubbio”.
Non quindi minore severità, ma maggiore comprensione nei confronti dei coniugi che, trovandosi in situazioni coniugali gravissime, abbiano la necessità di veder reso nullo, in tempi brevi, il loro vincolo matrimoniale. Per un maggior approfondimento della MIDI si può fare riferimento a quando riporta, per esempio, il sito del Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano Piemontese: Quando le domande non conoscono la realtà (che combatte i luoghi comuni sul processo che porta alla nullità del vincolo matrimoniale nella Chiesa) e Il Vescovo, Giudice nel processo brevior.
Con il Motu proprio con cui ha istituito, nel novembre 2021 la Commissione Pontificia di verifica e applicazione del Mitis Iudex nelle Chiese d’Italia, il Papa si è posto l’ obiettivo di :
….sostenere direttamente le Chiese che sono in Italia nella ricezione della riforma del processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità del matrimonio, dando nuovo impulso all’applicazione del Motu proprio Mitis Iudex…
ribadendo che:
….la spinta riformatrice del processo matrimoniale canonico – caratterizzata dalla prossimità, celerità e gratuità delle procedure – passa necessariamente attraverso una conversione delle strutture e delle persone”….
….compito della Commissione sarà constatare e verificare la piena ed immediata applicazione della riforma del processo di nullità matrimoniale” nelle Chiese d’Italia……. “nonché suggerire alle Stesse quanto si ritenga opportuno e necessario per sostenere e aiutare il proficuo prosieguo della riforma, di modo che le Chiese, che sono in Italia, si mostrino ai fedeli madri generose, in una materia strettamente legata alla salvezza delle anime”.
La Commissione pontificia ad inquirendum et adiuvandum (per verificare e aiutare, ndr), sarà costituita presso il Tribunale della Rota Romana e verrà presieduta dal decano della Rota, Alejandro Arellano Cedillo. Al termine del suo ufficio dovrà elaborare una dettagliata relazione circa il suo operato e su quanto riscontrato nell’applicazione del Motu proprio Mitis Iudex.
✨ spunti di riflessione
Oltre 30 anni fa Natalia Ginzburg, ebrea atea, scrisse per L’Unità il 25 marzo del 1988, un articolo sul crocefisso “Non togliete quel crocifisso è il segno del dolore umano” che merita, oggi, di essere riletto. Ecco un estratto :
……Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea di uguaglianza fra gli uomini fino ad allora assente. La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo. Vogliamo forse negare che ha cambiato il mondo? Sono quasi duemila anni che diciamo “prima di Cristo” e “dopo Cristo”. O vogliamo smettere di dire così?
Il crocifisso è simbolo del dolore umano. La corona di spine, i chiodi evocano le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte, è il segno della solitudine nella morte. Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino.
Il crocifisso fa parte della storia del mondo.
Per i cattolici, Gesù Cristo è il Figlio di Dio.
Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo. Chi è ateo cancella l’idea di Dio, ma conserva l’idea del prossimo. Si dirà che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c’è immagine.
È vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti. Come mai li rappresenta tutti?
Perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei, neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà tra gli uomini.
Gesù Cristo ha portato la croce. A tutti noi è accaduto di portare sulle spalle il peso di una grande sventura. A questa sventura diamo il nome di croce, anche se non siamo cattolici, perché troppo forte e da troppi secoli è impressa l’idea della croce nel nostro pensiero. Alcune parole di Cristo le pensiamo sempre, e possiamo essere laici, atei o quello che si vuole, ma fluttuano sempre nel nostro pensiero ugualmente.
Ha detto “ama il prossimo come te stesso”. Erano parole già scritte nell’Antico Testamento, ma sono diventate il fondamento della rivoluzione cristiana. Sono la chiave di tutto….
Ringrazio gli amici in Rete per avermelo fatto ricordare…
🎥 da vedere/seguire
Sempre più spesso i consacrati affidano ai canali social YouTube o ai siti i loro commenti del Vangelo. Tra questi vi segnalo:
le pagine del VANGELO DELLA DOMENICA e VANGELO DEL GIORNO del sito
https://www.cercoiltuovolto.it/ con testi e video di commenti alle letture del Nuovo Testamento. Tra i commentatori troviamo, tra gli altri, Mons. Vincenzo Paglia, Paolo Curtaz, Enzo Bianchi, Luigi Epicoco, Paolo de Martino, Luigi Verdi.
QUESTO E' IL TEMPO... DEL VANGELO di Don Dario Monticone della Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista di Orbassano (TO) su YouTube
IN 3 PAROLE di fra Daniele Sobrero su YouTube
cfr. newsletter La Chiesa che Ispira n^ 14 del 7/1/2022
il libello è breve esposto presentato dalla parte che introduce la causa, con il racconto della vicenda matrimoniale e l’individuazione, seppur sommaria, dei capi di nullità invocati.