#020 - Venerdì 18 Febbraio 2022
La mondanità spirituale, la crisi in Ucraina, l'incontro "Mediterraneo Frontiera di pace 2", l'Annuario Pontificio 2022 e Annuarium Statisticum Ecclesiae 2020
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Parecchia curiosità ha destato, nel corso dell’intervista rilasciata dal Papa durante la trasmissione “Che tempo che fa”, trasmessa domenica 12 febbraio 2021, il fatto che il Santo Padre abbia individuato, tra i mali peggiori che affliggono oggi la Chiesa, la mondanità spirituale1 e come sua diretta conseguenza, il clericalismo.
E oggi il male della Chiesa più grande, più grande, è la mondanità spirituale. Una Chiesa mondana. Un grande teologo, il cardinale de Lubac, diceva che la mondanità spirituale è il peggio dei mali che possono accadere alla Chiesa, peggio ancora del male dei Papi libertini: conosciamo la storia, qualche Papa della corte che è libertino. Peggio ancora, dice, peggio ancora. E questa mondanità spirituale dentro la Chiesa fa crescere una cosa brutta che è il clericalismo, che è una perversione della Chiesa. Il clericalismo che c’è nella rigidità, e sotto ogni tipo di rigidità c’è putredine, sempre. Queste sono le cose brutte che succedono oggi nella Chiesa, la mondanità spirituale che ti crea questo clericalismo e che ti porta a posizioni rigide, ideologicamente rigide, e l’ideologia prende il posto del Vangelo: questo è [il clericalismo].
Eppure il tema della mondanità spirituale è da anni presente nelle parole e nei discorsi pronunciati da Francesco. Senza voler essere esaustiva, segnalerò alcuni principali interventi del Pontefice sul tema, negli ultimi anni.
Già nella lettera inviata ai vescovi argentini il 25 marzo 2013 (a soli dodici 12 giorni dalla sua elezione) in occasione della loro Assemblea Plenaria diceva:
Una Chiesa che non esce da sé stessa, prima o poi, si ammala a causa dell’aria viziata che respira stando nelle sua stanza chiusa. È anche vero che a una Chiesa che esce allo scoperto può succedere quello che può avvenire a chiunque vada per strada: e cioè di avere un incidente. Ma, di fronte a questa alternativa, vi voglio dire francamente che preferisco mille volte una Chiesa ferita che una Chiesa ammalata. La malattia tipica della Chiesa chiusa è l’autoreferenzialità; guardare sé stessa, essere incurvata su sé stessa come quella donna del vangelo [fa riferimento alla donna di cui il vangelo dice: “C’era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo.” Lc 13,11, ndr]. È una specie di narcisismo che ci spinge prima a una sorta di mondanità spirituale e di sofisticato clericalismo, e poi ci impedisce di sperimentare “la dolce e confortante gioia di evangelizzare2.
Anche nel discorso tenuto il 4 ottobre 2013, durante l’incontro con i poveri nella sala della spoliazione di S. Francesco di Assisi, parlando a braccio, la cita nuovamente :
Qualcuno dirà: "Ma di che cosa deve spogliarsi la Chiesa?". Deve spogliarsi oggi di un pericolo gravissimo, che minaccia ogni persona nella Chiesa, tutti: il pericolo della mondanità. Il cristiano non può convivere con lo spirito del mondo. La mondanità che ci porta alla vanità, alla prepotenza, all’orgoglio. E questo è un idolo, non è Dio. E’ un idolo! E l’idolatria è il peccato più forte! Quando nei media si parla della Chiesa, credono che la Chiesa siano i preti, le suore, i Vescovi, i Cardinali e il Papa. Ma la Chiesa siamo tutti noi, come ho detto. E tutti noi dobbiamo spogliarci di questa mondanità: lo spirito contrario allo spirito delle beatitudini, lo spirito contrario allo spirito di Gesù. La mondanità ci fa male. È tanto triste trovare un cristiano mondano, sicuro – secondo lui – di quella sicurezza che gli dà la fede e sicuro della sicurezza che gli dà il mondo. Non si può lavorare nelle due parti. La Chiesa - tutti noi - deve spogliarsi della mondanità, che la porta alla vanità, all’orgoglio, che è l’idolatria. Gesù stesso ci diceva: "Non si può servire a due padroni: o servi Dio o servi il denaro" (cfr Mt 6,24). Nel denaro c’era tutto questo spirito mondano; denaro, vanità, orgoglio, quella strada… noi non possiamo… è triste cancellare con una mano quello che scriviamo con l’altra. Il Vangelo è il Vangelo! Dio è unico! E Gesù si è fatto servitore per noi e lo spirito del mondo non c’entra qui…. È proprio ridicolo che un cristiano - un cristiano vero - che un prete, che una suora, che un Vescovo, che un Cardinale, che un Papa vogliano andare sulla strada di questa mondanità, che è un atteggiamento omicida. La mondanità spirituale uccide! Uccide l’anima! Uccide le persone! Uccide la Chiesa!
Ma è successivamente, nella sua prima esortazione apostolica Evangelii Gaudium, promulgata il 24 novembre 2013, che approfondisce il concetto nei paragrafi 93-97 inclusi nel secondo sottocapitolo No alla mondanità spirituale3.
Nell’esortazione, che può essere intesa come vero e proprio documento programmatico di tutto il suo pontificato, il Papa la definisce così:
93. La mondanità spirituale, che si nasconde dietro apparenze di religiosità e persino di amore alla Chiesa, consiste nel cercare, al posto della gloria del Signore, la gloria umana ed il benessere personale. È quello che il Signore rimproverava ai Farisei: «E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio? » (Gv 5,44). Si tratta di un modo sottile di cercare «i propri interessi, non quelli di Gesù Cristo» (Fil 2,21). Assume molte forme, a seconda del tipo di persona e della condizione nella quale si insinua……Ma se invadesse la Chiesa,« sarebbe infinitamente più disastrosa di qualunque altra mondanità semplicemente morale»4
e la illustra alcuni esempi:
95. Questa oscura mondanità si manifesta in molti atteggiamenti apparentemente opposti ma con la stessa pretesa di “dominare lo spazio della Chiesa”. In alcuni si nota una cura ostentata della liturgia, della dottrina e del prestigio della Chiesa, ma senza che li preoccupi il reale inserimento del Vangelo nel Popolo di Dio e nei bisogni concreti della storia. In tal modo la vita della Chiesa si trasforma in un pezzo da museo o in un possesso di pochi. In altri, la medesima mondanità spirituale si nasconde dietro il fascino di poter mostrare conquiste sociali e politiche, o in una vanagloria legata alla gestione di faccende pratiche, o in un’attrazione per le dinamiche di autostima e di realizzazione autoreferenziale. Si può anche tradurre in diversi modi di mostrarsi a se stessi coinvolti in una densa vita sociale piena di viaggi, riunioni, cene, ricevimenti. Oppure si esplica in un funzionalismo manageriale, carico di statistiche, pianificazioni e valutazioni, dove il principale beneficiario non è il Popolo di Dio ma piuttosto la Chiesa come organizzazione. In tutti i casi, è priva del sigillo di Cristo incarnato, crocifisso e risuscitato, si rinchiude in gruppi di élite, non va realmente in cerca dei lontani né delle immense moltitudini assetate di Cristo. Non c’è più fervore evangelico, ma il godimento spurio di un autocompiacimento egocentrico.
Ma da cosa scaturisce questa mondanità spirituale? Per Papa Francesco due sono le cause principali che la alimentano, entrambe illustrate nel paragrafo 94 :
Uno è il fascino dello gnosticismo, una fede rinchiusa nel soggettivismo, dove interessa unicamente una determinata esperienza o una serie di ragionamenti e conoscenze che si ritiene possano confortare e illuminare, ma dove il soggetto in definitiva rimane chiuso nell’immanenza della sua propria ragione o dei suoi sentimenti. L’altro è il neopelagianesimo autoreferenziale e prometeico di coloro che in definitiva fanno affidamento unicamente sulle proprie forze e si sentono superiori agli altri perché osservano determinate norme o perché sono irremovibilmente fedeli ad un certo stile cattolico proprio del passato. È una presunta sicurezza dottrinale o disciplinare che dà luogo ad un elitarismo narcisista e autoritario, dove invece di evangelizzare si analizzano e si classificano gli altri, e invece di facilitare l’accesso alla grazia si consumano le energie nel controllare. In entrambi i casi, né Gesù Cristo né gli altri interessano veramente. Sono manifestazioni di un immanentismo antropocentrico. Non è possibile immaginare che da queste forme riduttive di cristianesimo possa scaturire un autentico dinamismo evangelizzatore.
Da un lato quindi la presunzione del soggetto d’essere presso di sé, di mettere quindi al sicuro la propria vita, senza la necessità di uscire incontro all’altro e di corrispondere alla sua attesa. Dall’altro la presunzione della conoscenza adeguata della legge, o magari della dottrina, che trattiene dallo slancio missionario.
La severa condanna alla mondanità spirituale è stata ancora ribadita nel discorso tenuto nell’ udienza alla Comunità del Collegio Internazionale del Gesù di Roma, il 3 dicembre 2018:
…Non c’è crescita senza crisi – non abbiate paura delle crisi, non abbiate paura –, come non c’è frutto senza potatura né vittoria senza lotta. Crescere, mettere radici significa lottare senza tregua contro ogni mondanità spirituale, che è il male peggiore che ci può accadere, come diceva Padre de Lubac. Se la mondanità intacca le radici, addio frutti e addio pianta. E per me, questo è il pericolo più forte in questo tempo: la mondanità spirituale, che ti porta al clericalismo e così via. Se invece la crescita è un costante agire contro il proprio ego, ci sarà molto frutto. E mentre lo spirito nemico non si arrenderà nel tentarvi a cercare le vostre “consolazioni”, insinuando che si vive meglio se si ha ciò che si vuole, lo Spirito amico vi incoraggerà soavemente nel bene, a crescere in una docilità umile, andando avanti, senza strappi e senza insoddisfazioni, con quella serenità che viene da Dio solo….
Anche nei suoi viaggi apostolici non ha mancato di sottolineare quanto la mondanità spirituale sia porta alla corruzione e grave pericolo per la chiesa : a Panama nel gennaio 2019, in Mozambico nel settembre 2019, ed in Madagascar nello stesso anno
Ancora nell'omelia, pronunciata a commento del vangelo del giorno (Gv 15, 18-21) il 16 maggio 2020, il Santo Padre ha parlato dello spirito del mondo, la mondanità spirituale, che è una cultura dell'effimero, che non conosce la fedeltà, non tollera la croce e vuole distruggere la Chiesa: solo la fede in Cristo morto e risorto vince la mondanità:
Credo che noi possiamo domandarci: qual è lo spirito del mondo? Cosa è questa mondanità, capace di odiare, di distruggere Gesù e i suoi discepoli, anzi di corromperli e di corrompere la Chiesa? Come è lo spirito del mondo, cosa sia questo, ci farà bene pensarlo. È una proposta di vita, la mondanità. Ma qualcuno pensa che mondanità è fare festa, vivere nelle feste… No, no. Mondanità può essere questo, ma non è questo fondamentalmente. La mondanità è una cultura; è una cultura dell’effimero, una cultura dell’apparire, del maquillage, una cultura “dell’oggi sì domani no, domani sì e oggi no”. Ha dei valori superficiali. Una cultura che non conosce fedeltà, perché cambia secondo le circostanze, negozia tutto. Questa è la cultura mondana, la cultura della mondanità. E Gesù insiste a difenderci da questo e prega perché il Padre ci difenda da questa cultura della mondanità. È una cultura dell’usa e getta, secondo quello che convenga. È una cultura senza fedeltà, non ha delle radici. Ma è un modo di vivere, un modo di vivere anche di tanti che si dicono cristiani. Sono cristiani ma sono mondani. Gesù, nella parabola del seme che cade in terra, dice che le preoccupazioni del mondo – cioè della mondanità – soffocano la Parola di Dio, non la lasciano crescere (cfr Lc 8,7). E Paolo ai Galati dice: “Voi eravate schiavi del mondo, della mondanità” (cfr Gal 4,3). A me sempre, sempre colpisce quando leggo le ultime pagine del libro del padre de Lubac: “Le meditazioni sulla Chiesa”, le ultime tre pagine, dove parla proprio della mondanità spirituale. E dice che è il peggiore dei mali che può accadere alla Chiesa; e non esagera, perché poi dice alcuni mali che sono terribili, e questo è il peggiore: la mondanità spirituale, perché è un’ermeneutica di vita, è un modo di vivere; anche un modo di vivere il cristianesimo. E per sopravvivere davanti alla predicazione del Vangelo, odia, uccide. Quando si dice dei martiri che sono uccisi in odio alla fede, sì, davvero per alcuni l’odio era per un problema teologico, ma non erano la maggioranza. Nella maggioranza [dei casi] è la mondanità che odia la fede e li uccide, come ha fatto con Gesù. È curioso: la mondanità, qualcuno può dirmi: “Ma padre, questa è una superficialità di vita…”. Non inganniamoci! La mondanità non è per niente superficiale! Ha delle radici profonde, delle radici profonde. È camaleontica, cambia, va e viene a seconda delle circostanze, ma la sostanza è la stessa: una proposta di vita che entra dappertutto, anche nella Chiesa. La mondanità, l’ermeneutica mondana, il maquillage, tutto si trucca per essere così.5
E per finire nel discorso pronunciato durante l’ udienza del Santo Padre alla Curia Romana in occasione della presentazione degli auguri natalizi, lo scorso 23 dicembre 2021 rafforza il pensiero dicendo:
Questa è la pericolosa tentazione – l’ho richiamato altre volte – della mondanità spirituale, che a differenza di tutte le altre tentazioni è difficile da smascherare, perché coperta da tutto ciò che normalmente ci rassicura: il nostro ruolo, la liturgia, la dottrina, la religiosità…..L’umiltà è la capacità di saper abitare senza disperazione, con realismo, gioia e speranza, la nostra umanità; questa umanità amata e benedetta dal Signore. L’umiltà è comprendere che non dobbiamo vergognarci della nostra fragilità. Gesù ci insegna a guardare la nostra miseria con lo stesso amore e tenerezza con cui si guarda un bambino piccolo, fragile, bisognoso di tutto. Senza umiltà cercheremo rassicurazioni, e magari le troveremo, ma certamente non troveremo ciò che ci salva, ciò che può guarirci. Le rassicurazioni sono il frutto più perverso della mondanità spirituale, che rivela la mancanza di fede, di speranza e di carità, e diventano incapacità di saper discernere la verità delle cose.
✨ ✨spunto di riflessione : Che cos'è la mondanità spirituale? dal canale YouTube “Bella,Prof!” di Don Gianmario Pagano, registrazione webinar trasmesso in live streaming il giorno 9 feb 2022.
Nuovi interventi del pontefice per scongiurare un intervento russo nel territorio ucraino. Come aveva già fatto alla fine dell’Udienza generale del 9 febbraio 2022.
Desidero ringraziare tutte le persone e le comunità che il 26 gennaio scorso si sono unite nella preghiera per la pace in Ucraina. Continuiamo a supplicare il Dio della pace, perché le tensioni e le minacce di guerra siano superate attraverso un dialogo serio, e affinché a questo scopo possano contribuire anche i colloqui nel “Formato Normandia”. Non dimentichiamo: la guerra è una pazzia!
anche nell’Angelus del 13 febbraio 2022 ha ricordato la crisi Ucraina
Le notizie che giungono dall’Ucraina sono molto preoccupanti. Affido all’intercessione della Vergine Maria e alla coscienza dei responsabili politici ogni sforzo per la pace. Preghiamo in silenzio.
Anche la Comunità di S. Egidio si è mossa in tal senso, prima con un flash mob svoltosi il 15 febbraio, all’insegna dell’hashtag #nowar!! e poi organizzando una più articolata manifestazione per il 17 febbraio a Roma.
✨ ✨ spunti di riflessione :
Ucraina. P. Samsonov: “Appello per una soluzione pacifica, ma ‘non a tutti i costi'”intervista a Padre Aleksey Samsonov, direttore di Radio Maria Ucraina - A. Regimenti - AgenSIR - 14/2/2022
Ucraina. Mons. Kryvytskyi (Kiev): “Viviamo giorni tesi e incerti, ma il dialogo deve continuare” intervista a Mons. Vitalii Kryvytskyi, salesiano vescovo di Kiev-Zhytomyr - A. Zaghi - AgenSIR -14/2/2022
Crisi ucraina: telefonata ieri del card. Parolin a arcivescovo maggiore Schevchuk, per esprimere “sostegno e solidarietà della Santa Sede al popolo ucraino” - AgenSIR -15/2/2022
E' stato ufficialmente presentato, l’Incontro dei vescovi e sindaci del Mediterraneo “Mediterraneo Frontiera di pace 2”che si terrà a Firenze dal 23 al 27 febbraio. All’apertura dei lavori ci sarà anche il premier italiano Draghi e alla celebrazione della Messa conclusiva, presieduta dal Papa, prederà parte il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La Fratelli tutti e il Sinodo saranno le basi di riferimento del convegno che, a due anni dal precedente convegno di Bari, vede riuniti i sindaci ed i vescovi di 20 Paesi rivieraschi. Qui il sito dedicato con il programma e la documentazione dell’evento.
📚 da leggere
Sono in distribuzione in questi giorni l’Annuario Pontificio 2022 e Annuarium Statisticum Ecclesiae 2020, la cui redazione è stata curata dall’Ufficio Centrale di Statistica della Chiesa. Qui trovate i dati pubblicati all’Osservatore Romano il 10 febbraio 2022. Tra le cifre più significative, nel biennio 2019-2020, possiamo osservare come:
i cattolici battezzati nel mondo passano da 1.344 milioni nel 2019 a 1.360 milioni nel 2020, con un incremento assoluto di 16 milioni, pari a +1,2% circa, con un’incidenza sulla popolazione mondiale del 17,7%(stabile rispetto all’anno precedente)
l’aumento più importante è registrato in Asia (+1,8% ) ed in Africa +2,1%, mentre all’estremo opposto, in Europa, si evidenzia un aumento di appena lo 0,3%.
l’America rimane il continente a cui appartiene il 48% dei cattolici del mondo. Di questi, quasi il 28% è presente nell’America del Sud.
alla fine del 2020, ci sono, in tutte le circoscrizioni ecclesiastiche del mondo cattolico, 410.219 sacerdoti, sia diocesani che religiosi, con una flessione di 4.117 unità rispetto ad un anno prima.
una variazione numerica significativa è quella registrata dai religiosi professi non sacerdoti. Nel 2019 essi erano nel mondo 50.295 unità e raggiungono poi le 50.569 unità nel 2020, con un incremento concentrato in Africa (+1,1%), in Asia (+2,8%) e in Europa (+4%).Il mondo delle religiose professe manifesta una dinamica fortemente decrescente. A livello globale, esse passano da 630.099 nel 2019 a 619.546 nel 2020, con una variazione relativa di -1,7%. In termini evolutivi, le religiose professe aumentano nei continenti più dinamici, Africa (+3,2%) ed Asia (+0,2%), a fronte di una contrazione in Europa (-4,1%), America (-2,8%) e Oceania (-5,7%).
I candidati al sacerdozio sono passati nel pianeta da 114.058 unità nel 2019 a 111.855 nel 2020. L’andamento dei seminaristi maggiori che si osserva nel totale mondiale, tra il 2019 e il 2020, interessa tutti i continenti, con l’eccezione dell’Africa, dove i seminaristi aumentano del 2,8% (da 32.721 a 33.628 unità).
“L’espressione pare un ossimoro; l’aggettivo pare contraddire il sostantivo. Nei modi comuni di pensare – ma forse si tratta soltanto di modi di dire – “spiritualità” è quasi sinonimo di religione, di esperienza trascendente, che consente di uscire dai confini angusti della mondanità. Com’è possibile dunque unire l’aggettivo spirituale alla mondanità ? “cfr. Bollettino mensile Basilica di S. Simpliciano - Milano - giugno 2014, presumibilmente redatto dal teologo Monsignor G. Angelini, parroco della Basilica).
La lettera, originariamente scritta in spagnolo e mai ufficialmente tradotta, è stata liberamente resa in italiano da Mauro Leonardi per il suo blog: Papa Francesco – Lettera ai vescovi argentini.
Il secondo sottocapitolo intitolato Tentazioni degli operatori pastorali è dedicato ai problemi che devono affrontare coloro che sono deputati per vocazione all'evangelizzazione, anche nei confronti di sé stessi. Insieme al primo (Alcune sfide del mondo attuale) è parte del secondo capitolo intitolata “NELLA CRISI DELL'IMPEGNO COMUNITARIO”.
Qui il Pontefice cita, nella nota 19, il teologo, il testo del cardinale Henry de Lubac, Méditation sue l’église, Paris, 1968, p.321. Il termine mondanità spirituale è infatti è un’espressione coniata dal teologo Lebac (1896-1991), che a sua volta l’aveva recepita dalle riflessioni del Dom Anscar Vonier (1875-1938), benedettino tedesco naturalizzato inglese. Per la storia più precisa dell’espressione si veda Bollettino mensile Basilica S. Simpliciano cit. e l’articolo “Mondanità spirituale catastrofe per la Chiesa” di Massimo Introvigne, Cristianità n. 368 (2013).
cfr Il Papa: Dio ci difenda dalla mondanità spirituale che corrompe la Chiesa da Vatican News.