Questo è il ventunesimo numero della mia newsletter gratuita “La Chiesa che ispira”.
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Questo è il titolo con cui si apre il quotidiano L’Osservatore Romano del 24 febbraio 20221, a poche ore dal massiccio attacco delle forze armate russe contro l’Ucraina.
E questo è quanto ha twittato il Santo Padre nella giornata del 25/2/2022 sul suo profilo (@Pontifex_it):
Dopo gli ultimi interventi nell‘Udienza Generale del 9/2/2022 e nell’Angelus del 13/2/2022 2 il Santo Padre è intervenuto ancora con un nuovo appello durante l’Udienza Generale del 23/2, invitando tutti, specialmente i credenti, ad una Giornata di preghiera e di digiuno per la pace.
Ho un grande dolore nel cuore per il peggioramento della situazione nell’Ucraina. Nonostante gli sforzi diplomatici delle ultime settimane si stanno aprendo scenari sempre più allarmanti. Come me tanta gente, in tutto il mondo, sta provando angoscia e preoccupazione. Ancora una volta la pace di tutti è minacciata da interessi di parte. Vorrei appellarmi a quanti hanno responsabilità politiche, perché facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è Dio della pace e non della guerra; che è Padre di tutti, non solo di qualcuno, che ci vuole fratelli e non nemici. Prego tutte le parti coinvolte perché si astengano da ogni azione che provochi ancora più sofferenza alle popolazioni, destabilizzando la convivenza tra le nazioni e screditando il diritto internazionale.
E ora vorrei appellarmi a tutti, credenti e non credenti. Gesù ci ha insegnato che all’insensatezza diabolica della violenza si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno. Invito tutti a fare del prossimo 2 marzo, mercoledì delle ceneri, una Giornata di digiuno per la pace. Incoraggio in modo speciale i credenti perché in quel giorno si dedichino intensamente alla preghiera e al digiuno. La Regina della pace preservi il mondo dalla follia della guerra.
Il giorno successivo 24/2/2022, i Vescovi del Mediterraneo, riuniti a Firenze per l’incontro “Mediterraneo frontiera di pace”, hanno lanciato l’appello “Si fermi la follia della guerra”.
Nella stessa occasione, nella sua Prolusione, introduttiva dell’incontro, il Card. Gualtiero Bassetti, Presidente della CEI, ha fatto sentire la sua voce, così come anche il Cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, in sua Dichiarazione, diffusa lo stesso giorno.
Altri appelli sono pervenuti successivamente dalla comunità cittadina e la comunità ecclesiale di Assisi e da Sr Smerilli, segretario ad interim del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.
Da ultimo, nella mattina del 25/2/2022 il Santo Padre si è recato di persona alla sede dell’Ambasciata della Federazione Russa presso la Santa Sede, in Via della Conciliazione. Durante la visita, che è durata più di mezz’ora il Papa ha voluto manifestare la sua preoccupazione per la guerra in Ucraina3.
La speranza è che la ragionevolezza abbia il sopravvento e che possano prevalere le logiche di pace4.
Ma quale è stata ed è, ora, la posizione della Chiesa sul tema della Guerra?
La Chiesa, nel corso della sua storia, ha dovuto confrontarsi continuamente con il problema della guerra e della pace e la sua dottrina al riguardo è stata oggetto di una significativa evoluzione che sembra aver raggiunto il suo culmine con Papa Francesco. E non ha sempre condannato in toto la guerra, parlando anche di “guerra giusta” 5.
E’ solo nel XX secolo, nell’epoca dei due conflitti mondiali, nell’era atomica e della proliferazione degli armamenti su vasta scala, che la Chiesa prende sempre più decisamente posizione contro ogni tipo di guerra.
Papa GIOVANNI XXIII nell’ Enciclica “Pacem in terris (SULLA PACE FRA TUTTE LE GENTI NELLA VERITÀ, NELLA GIUSTIZIA, NELL'AMORE, NELLA LIBERTÀ” del 11 aprile 1963 dirà, citando Papa Pio XII:
...Inoltre va pure tenuto presente che se anche una guerra a fondo, grazie all’efficacia deterrente delle stesse armi, non avrà luogo, è giustificato il timore che il fatto della sola continuazione degli esperimenti nucleari a scopi bellici possa avere conseguenze fatali per la vita sulla terra. Per cui giustizia, saggezza ed umanità domandano che venga arrestata la corsa agli armamenti, si riducano simultaneamente e reciprocamente gli armamenti già esistenti; si mettano al bando le armi nucleari; e si pervenga finalmente al disarmo integrato da controlli efficaci. "Non si deve permettere — proclama Pio XII — che la sciagura di una guerra mondiale con le sue rovine economiche e sociali e le sue aberrazioni e perturbamenti morali si rovesci per la terza volta sull’umanità"(pt 60)…
e poi ancora:
È un obiettivo reclamato dalla ragione. È evidente, o almeno dovrebbe esserlo per tutti, che i rapporti fra le comunità politiche, come quelli fra i singoli esseri umani, vanno regolati non facendo ricorso alla forza delle armi, ma nella luce della ragione; e cioè nella verità, nella giustizia, nella solidarietà operante…. Risuonano ancora oggi severamente ammonitrici le parole di Pio XII: "Nulla è perduto con la pace. Tutto può essere perduto con la guerra".(pt 62)
ed infine :
Si diffonde sempre più tra gli esseri umani la persuasione che le eventuali controversie tra i popoli non debbono essere risolte con il ricorso alle armi; ma invece attraverso il negoziato.
Vero è che sul terreno storico quella persuasione è piuttosto in rapporto con la forza terribilmente distruttiva delle armi moderne; ed è alimentata dall’orrore che suscita nell’animo anche solo il pensiero delle distruzioni immani e dei dolori immensi che l’uso di quelle armi apporterebbe alla famiglia umana; per cui riesce quasi impossibile pensare che nell’era atomica la guerra possa essere utilizzata come strumento di giustizia. Però tra i popoli, purtroppo, spesso regna ancora la legge del timore. Ciò li sospinge a profondere spese favolose in armamenti: non già, si afferma — né vi è motivo per non credervi — per aggredire, ma per dissuadere gli altri dall’aggressione. È lecito tuttavia sperare che gli uomini, incontrandosi e negoziando, abbiano a scoprire meglio i vincoli che li legano, provenienti dalla loro comune umanità e abbiano pure a scoprire che una fra le più profonde esigenze della loro comune umanità è che tra essi e tra i rispettivi popoli regni non il timore, ma l’amore: il quale tende ad esprimersi nella collaborazione leale, multiforme, apportatrice di molti beni. (pt 67)
Con Papa PAOLO VI, nella Costituzione Pastorale sulla Chiesa nel Mondo contemporaneo GAUDIUM ET SPES, uno dei principali documenti del Concilio Vaticano II, la Chiesa sembra riprendere un discorso di legittima difesa:
La guerra non è purtroppo estirpata dalla umana condizione. E fintantoché esisterà il pericolo della guerra e non ci sarà un'autorità internazionale competente, munita di forze efficaci, una volta esaurite tutte le possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto di una legittima difesa. I capi di Stato e coloro che condividono la responsabilità della cosa pubblica hanno dunque il dovere di tutelare la salvezza dei popoli che sono stati loro affidati, trattando con grave senso di responsabilità cose di così grande importanza. Ma una cosa è servirsi delle armi per difendere i giusti diritti dei popoli, ed altra cosa voler imporre il proprio dominio su altre nazioni. La potenza delle armi non rende legittimo ogni suo uso militare o politico. Né per il fatto che una guerra è ormai disgraziatamente scoppiata, diventa per questo lecita ogni cosa tra le parti in conflitto. (79. Il dovere di mitigare l'inumanità della guerra).
ma poi si ribadisce, con fermezza:
Tutte queste cose ci obbligano a considerare l'argomento della guerra con mentalità completamente nuova. Sappiano gli uomini di questa età che dovranno rendere severo conto dei loro atti di guerra, perché il corso dei tempi futuri dipenderà in gran parte dalle loro decisioni di oggi. Avendo ben considerato tutte queste cose, questo sacro Concilio, facendo proprie le condanne della guerra totale già pronunciate dai recenti sommi Pontefici dichiara : Ogni atto di guerra, che mira indiscriminatamente alla distruzione di intere città o di vaste regioni e dei loro abitanti, è delitto contro Dio e contro la stessa umanità e va condannato con fermezza e senza esitazione. (80. La guerra totale)
Anche Papa Paolo Giovanni II, durante il suo Pontificato è intervenuto più volte sul tema, spinto dalle urgenze degli accadimenti politici :
Come non indietreggiare atterriti di fronte alle prospettive di distruzione e di morte che riserva oggi ogni guerra; anche se condotta con le armi convenzionali, alle quali tuttavia la tecnologia moderna ha conferito micidiali possibilità di devastazione e di sterminio? (Omelia della Santa Messa Concelebrata "PRO PACE ET IUSTITIA SERVANDA" 22 maggio 1982);
In queste ore di grandi pericoli, vorrei ripetere con forza che la guerra non può essere un mezzo adeguato per risolvere completamente i problemi esistenti tra le nazioni. Non lo è mai stato e non lo sarà mai! (Appello di Giovanni Paolo II per la pace nel Golfo Persico, durante un incontro svoltosi con i collaboratori del Vicariato di Roma 17 gennaio 1991);
Nessun problema internazionale può essere adeguatamente e degnamente risolto col ricorso alle armi, e l’esperienza insegna a tutta l’umanità che la guerra. oltre a causare molte vittime, crea situazioni di grave ingiustizia che, a loro volta, costituiscono una forte tentazione di ulteriore ricorso alla violenza. (Messaggio a sua Eccellenza Saddam Hussein - 15 gennaio 1991)
Nell'enciclica del 1991, Centesimus annus, nel centesimo anniversario dell'enciclica Rerum Novarum di papa Leone XIII, Papa Giovanni Paolo II ha scritto:
Certo, dal 1945 le armi tacciono nel Continente europeo; tuttavia, la vera pace — si ricordi — non è mai il risultato della vittoria militare, ma implica il superamento delle cause della guerra e l'autentica riconciliazione tra i popoli. Per molti anni, invece, si è avuta in Europa e nel mondo una situazione di non-guerra più che di autentica pace. Metà del Continente è caduta sotto il dominio della dittatura comunista, mentre l'altra metà si organizzava per difendersi contro un tale pericolo. Molti popoli perdono il potere di disporre di se stessi, vengono chiusi nei confini soffocanti di un impero, mentre si cerca di distruggere la loro memoria storica e la secolare radice della loro cultura. Masse enormi di uomini, in conseguenza di questa divisione violenta, sono costrette ad abbandonare la loro terra e forzatamente deportate….Su tutto il mondo, infine, grava la minaccia di una guerra atomica, capace di condurre all'estinzione dell'umanità. La scienza, usata a fini militari, pone a disposizione dell'odio, incrementato dalle ideologie, lo strumento decisivo. Ma la guerra può terminare senza vincitori né vinti in un suicidio dell'umanità, ed allora bisogna ripudiare la logica che conduce ad essa, l'idea che la lotta per la distruzione dell'avversario, la contraddizione e la guerra stessa siano fattori di progresso e di avanzamento della storia. Quando si comprende la necessità di questo ripudio, devono necessariamente entrare in crisi sia la logica della «guerra totale» sia quella della «lotta di classe» (CA 18)
Sarà il Catechismo della Chiesa cattolica, espressione ufficiale della catechesi della Chiesa, approvato dal Papa nel 1997, ad illustrare, con maggiore chiarezza, la posizione della Chiesa. Nel capitolo « Amerai il prossimo tuo come te stesso », Articolo 5: Il quinto comandamento III. La difesa della pace(2302-2317) si legge:
La pace - 2304 Il rispetto e lo sviluppo della vita umana richiedono la pace. La pace non è la semplice assenza della guerra e non può ridursi ad assicurare l'equilibrio delle forze contrastanti. La pace non si può ottenere sulla terra senza la tutela dei beni delle persone, la libera comunicazione tra gli esseri umani, il rispetto della dignità delle persone e dei popoli, l'assidua pratica della fratellanza. È la « tranquillità dell'ordine ». È « frutto della giustizia » (Is 32,17) ed effetto della carità.
2305 La pace terrena è immagine e frutto della pace di Cristo, il « Principe della pace » (Is 9,5) messianica. Con il sangue della sua croce, egli ha distrutto in se stesso l'inimicizia, ha riconciliato gli uomini con Dio e ha fatto della sua Chiesa il sacramento dell'unità del genere umano e della sua unione con Dio. « Egli è la nostra pace » (Ef 2,14). E proclama: « Beati gli operatori di pace » (Mt 5,9).
2306 Coloro che, per la salvaguardia dei diritti dell'uomo, rinunciano all'azione violenta e cruenta e ricorrono a mezzi di difesa che sono alla portata dei più deboli, rendono testimonianza alla carità evangelica, purché ciò si faccia senza pregiudizio per i diritti e i doveri degli altri uomini e delle società. Essi legittimamente attestano la gravità dei rischi fisici e morali del ricorso alla violenza, che causa rovine e morti.
e negli articoli successivi si riprende, con maggior chiarezza, il concetto della “guerra giusta” :
Evitare la guerra - 2307 Il quinto comandamento proibisce la distruzione volontaria della vita umana. A causa dei mali e delle ingiustizie che ogni guerra provoca, la Chiesa con insistenza esorta tutti a pregare e ad operare perché la bontà divina ci liberi dall'antica schiavitù della guerra.
2308 Tutti i cittadini e tutti i governanti sono tenuti ad adoperarsi per evitare le guerre….
2309 Si devono considerare con rigore le strette condizioni che giustificano una legittima difesa con la forza militare. Tale decisione, per la sua gravità, è sottomessa a rigorose condizioni di legittimità morale. Occorre contemporaneamente: — che il danno causato dall'aggressore alla nazione o alla comunità delle nazioni sia durevole, grave e certo; — che tutti gli altri mezzi per porvi fine si siano rivelati impraticabili o inefficaci; — che ci siano fondate condizioni di successo; — che il ricorso alle armi non provochi mali e disordini più gravi del male da eliminare. Nella valutazione di questa condizione ha un grandissimo peso la potenza dei moderni mezzi di distruzione. Questi sono gli elementi tradizionali elencati nella dottrina detta della « guerra giusta ». La valutazione di tali condizioni di legittimità morale spetta al giudizio prudente di coloro che hanno la responsabilità del bene comune.
2310 I pubblici poteri, in questo caso, hanno il diritto e il dovere di imporre ai cittadini gli obblighi necessari alla difesa nazionale.….
…..
2312 La Chiesa e la ragione umana dichiarano la permanente validità della legge morale durante i conflitti armati. « Né per il fatto che una guerra è ormai disgraziatamente scoppiata, diventa per questo lecita ogni cosa tra le parti in conflitto ».
……
2314 « Ogni atto di guerra che indiscriminatamente mira alla distruzione di intere città o di vaste regioni e dei loro abitanti, è delitto contro Dio e contro la stessa umanità e con fermezza e senza esitazione deve essere condannato ». Un rischio della guerra moderna è di offrire l'occasione di commettere tali crimini a chi detiene armi scientifiche, in particolare atomiche, biologiche o chimiche.
2315 L'accumulo delle armi sembra a molti un modo paradossale di dissuadere dalla guerra eventuali avversari. Costoro vedono in esso il più efficace dei mezzi atti ad assicurare la pace tra le nazioni. Riguardo a tale mezzo di dissuasione vanno fatte severe riserve morali. La corsa agli armamenti non assicura la pace. Lungi dall'eliminare le cause di guerra, rischia di aggravarle. L'impiego di ricchezze enormi nella preparazione di armi sempre nuove impedisce di soccorrere le popolazioni indigenti; ostacola lo sviluppo dei popoli. L'armarsi ad oltranza moltiplica le cause di conflitti ed aumenta il rischio del loro propagarsi.
2316 La produzione e il commercio delle armi toccano il bene comune delle nazioni e della comunità internazionale. Le autorità pubbliche hanno pertanto il diritto e il dovere di regolamentarli. La ricerca di interessi privati o collettivi a breve termine non può legittimare imprese che fomentano la violenza e i conflitti tra le nazioni e che compromettono l'ordine giuridico internazionale.
Bisognerà attendere il Pontificato di Papa Francesco I, con la sua terza Enciclica “Fratelli tutti “ per vedere negata, con forza, la teoria della “guerra giusta”.
Nel settimo capitolo “Percorsi di un nuovo incontro” - L’ingiustizia della guerra così si pronuncia:
256. «L’inganno è nel cuore di chi trama il male, la gioia invece è di chi promuove la pace» (Pr 12,20). Tuttavia, c’è chi cerca soluzioni nella guerra, che spesso «si nutre del pervertimento delle relazioni, di ambizioni egemoniche, di abusi di potere, di paura dell’altro e della diversità vista come ostacolo».[237] La guerra non è un fantasma del passato, ma è diventata una minaccia costante. Il mondo sta trovando sempre più difficoltà nel lento cammino della pace che aveva intrapreso e che cominciava a dare alcuni frutti.
257. Poiché si stanno creando nuovamente le condizioni per la proliferazione di guerre, ricordo che «la guerra è la negazione di tutti i diritti e una drammatica aggressione all’ambiente. Se si vuole un autentico sviluppo umano integrale per tutti, occorre proseguire senza stancarsi nell’impegno di evitare la guerra tra le nazioni e tra i popoli. A tal fine bisogna assicurare il dominio incontrastato del diritto e l’infaticabile ricorso al negoziato, ai buoni uffici e all’arbitrato, come proposto dalla Carta delle Nazioni Unite, vera norma giuridica fondamentale».[238] …
258. È così che facilmente si opta per la guerra avanzando ogni tipo di scuse apparentemente umanitarie, difensive o preventive, ricorrendo anche alla manipolazione dell’informazione. Di fatto, negli ultimi decenni tutte le guerre hanno preteso di avere una “giustificazione”. Il Catechismo della Chiesa Cattolica parla della possibilità di una legittima difesa mediante la forza militare, con il presupposto di dimostrare che vi siano alcune «rigorose condizioni di legittimità morale».[239] Tuttavia si cade facilmente in una interpretazione troppo larga di questo possibile diritto. Così si vogliono giustificare indebitamente anche attacchi “preventivi” o azioni belliche che difficilmente non trascinano «mali e disordini più gravi del male da eliminare».[240] La questione è che, a partire dallo sviluppo delle armi nucleari, chimiche e biologiche, e delle enormi e crescenti possibilità offerte dalle nuove tecnologie, si è dato alla guerra un potere distruttivo incontrollabile, che colpisce molti civili innocenti. In verità, «mai l’umanità ha avuto tanto potere su sé stessa e niente garantisce che lo utilizzerà bene».[241] Dunque non possiamo più pensare alla guerra come soluzione, dato che i rischi probabilmente saranno sempre superiori all’ipotetica utilità che le si attribuisce. Davanti a tale realtà, oggi è molto difficile sostenere i criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile “guerra giusta”. Mai più la guerra![242]
259. È importante aggiungere che, con lo sviluppo della globalizzazione, ciò che può apparire come una soluzione immediata o pratica per una determinata regione, dà adito a una catena di fattori violenti molte volte sotterranei che finisce per colpire l’intero pianeta e aprire la strada a nuove e peggiori guerre future. Nel nostro mondo ormai non ci sono solo “pezzi” di guerra in un Paese o nell’altro, ma si vive una “guerra mondiale a pezzi”, perché le sorti dei Paesi sono tra loro fortemente connesse nello scenario mondiale.
260. Come diceva San Giovanni XXIII, «riesce quasi impossibile pensare che nell’era atomica la guerra possa essere utilizzata come strumento di giustizia».[243] Lo affermava in un periodo di forte tensione internazionale, e così diede voce al grande anelito alla pace che si diffondeva ai tempi della guerra fredda. Rafforzò la convinzione che le ragioni della pace sono più forti di ogni calcolo di interessi particolari e di ogni fiducia posta nell’uso delle armi. Però non si colsero pienamente le occasioni offerte dalla fine della guerra fredda, per la mancanza di una visione del futuro e di una consapevolezza condivisa circa il nostro destino comune. Invece si cedette alla ricerca di interessi particolari senza farsi carico del bene comune universale. Così si è fatto di nuovo strada l’ingannevole fantasma della guerra.
261. Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male. Non fermiamoci su discussioni teoriche, prendiamo contatto con le ferite, tocchiamo la carne di chi subisce i danni. Rivolgiamo lo sguardo a tanti civili massacrati come “danni collaterali”. Domandiamo alle vittime. Prestiamo attenzione ai profughi, a quanti hanno subito le radiazioni atomiche o gli attacchi chimici, alle donne che hanno perso i figli, ai bambini mutilati o privati della loro infanzia. Consideriamo la verità di queste vittime della violenza, guardiamo la realtà coi loro occhi e ascoltiamo i loro racconti col cuore aperto. Così potremo riconoscere l’abisso del male nel cuore della guerra e non ci turberà il fatto che ci trattino come ingenui perché abbiamo scelto la pace.
262. Neppure le norme saranno sufficienti, se si pensa che la soluzione ai problemi attuali consista nel dissuadere gli altri mediante la paura, minacciandoli con l’uso delle armi nucleari, chimiche o biologiche. Infatti, «se si prendono in considerazione le principali minacce alla pace e alla sicurezza con le loro molteplici dimensioni in questo mondo multipolare del XXI secolo, come, ad esempio, il terrorismo, i conflitti asimmetrici, la sicurezza informatica, le problematiche ambientali, la povertà, non pochi dubbi emergono circa l’inadeguatezza della deterrenza nucleare a rispondere efficacemente a tali sfide. Siffatte preoccupazioni assumono ancor più consistenza quando consideriamo le catastrofiche conseguenze umanitarie e ambientali che derivano da qualsiasi utilizzo degli ordigni nucleari con devastanti effetti indiscriminati e incontrollabili nel tempo e nello spazio. […] Dobbiamo anche chiederci quanto sia sostenibile un equilibro basato sulla paura, quando esso tende di fatto ad aumentare la paura e a minare le relazioni di fiducia fra i popoli. La pace e la stabilità internazionali non possono essere fondate su un falso senso di sicurezza, sulla minaccia di una distruzione reciproca o di totale annientamento, sul semplice mantenimento di un equilibrio di potere. […] In tale contesto, l’obiettivo finale dell’eliminazione totale delle armi nucleari diventa sia una sfida sia un imperativo morale e umanitario. […] La crescente interdipendenza e la globalizzazione significano che qualunque risposta diamo alla minaccia delle armi nucleari, essa debba essere collettiva e concertata, basata sulla fiducia reciproca. Quest’ultima può essere costruita solo attraverso un dialogo che sia sinceramente orientato verso il bene comune e non verso la tutela di interessi velati o particolari».[244] ….
✨ ✨ spunti di riflessione :
Fratelli tutti lo conferma: non esiste una “guerra giusta” intervista di F. Colagrande a Fra Giulio Cesareo, OFMConv, docente di Teologia morale alla Facoltà Teologica San Bonaventura e all’Urbaniana - Vatican News - 27/10/2020;
Il Papa chiude una volta per tutte l'eterno dibattito sulla guerra giusta - D. Menozzi - Il Foglio - 8/10/2022
"Mai più!", gli appelli dei Papi contro la guerra. Dal grido di Paolo VI all'Onu il 4 ottobre 1965, al monito rivolto ai giovani di Giovanni Paolo II all'Angelus del 16 marzo 2003, "Mai più la guerra", fino alle parole di Francesco, nell'udienza del 23 febbraio 2022.
Il titolo richiama la pellicola del 2017 “Darkest Hour” del regista Joe Wright, che segue le vicende del Primo ministro britannico Winston Churchill nei primi mesi della seconda guerra mondiale.
Entrambi sono stati documentati nella scorsa newsletter .
Questa visita non è che l’ultimo degli interventi del Santo Padre in favore di una risoluzione negoziale della crisi tra Russia e Ucraina, come ricorda l’articolo Non si spenga mai la speranza pubblicato il 25/2/2022 da “L’Osservatore Romano”
Ucraina, Francesco: il possibile uomo della mediazione è il titolo dell’articolo pubblicato dal quotidiano “Il Fatto Quotidiano”il 23/2/2022 a firma del vaticanista F.A. Grana, che parla di un intenso impegno “sotterraneo” della diplomazia vaticana per scongiurare una recrudescenza del conflitto.
Sant’Agostino è il primo a distinguere tra guerra giusta (vendicare le ingiustizie) e guerra ingiusta (fatta contro popoli inoffensivi, per desiderio di nuocere, per sete di potere, per ingrandire l’impero, per ottenere ricchezze e acquistare gloria): «Come chiamare una guerra fatta contro popoli inoffensivi, per desiderio di nuocere, per sete di potere, per ingrandire un impero, per ottenere ricchezze e acquistare gloria, se non un brigantaggio in grande stile? [...] Per i malvagi, fare la guerra è una fortuna; per i buoni, tuttavia, la guerra è una necessità. [...] I Romani hanno potuto conquistare un impero così grande combattendo guerre giuste, non empie, non inique.» Agostino, De Civitate Dei IV,6.15. Sulla stessa linea S. Tommaso che, nella sua Summa Teologica, II -II dedica l’intero Argomento 40 alla Guerra, afferma : «Pare che fare la guerra sia sempre un peccato…..Nulla è incompatibile con l‘atto di una virtù all‘infuori del peccato. Ma la guerra è incompatibile con la pace. Quindi la guerra è sempre un peccato». Più oltre tuttavia, citando S. Agostino, parla di guerra giusta purché si verifichino tre condizioni « Perché una guerra sia giusta si richiedono tre cose. Primo, l‘autorità del principe, per ordine del quale la guerra deve essere proclamata. Infatti una persona privata non ha il potere di fare la guerra: poiché essa può difendere il proprio diritto ricorrendo al giudizio del suo superiore….Secondo, si richiede una causa giusta: cioè una colpa da parte di coloro contro cui si fa la guerra ….Terzo, si richiede che l‘intenzione di chi combatte sia retta: cioè che si miri a promuovere il bene e a evitare il male.»